Bryan Young: come L’Impero Colpisce Ancora salva il Luke degli Ultimi Jedi

Star Wars luke skywalker giovane vecchio

Bryan Young ha scritto un lungo articolo di analisi, parlando del Luke Skywalker mostrato da Rian Johnson in Star Wars Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi. Vi proponiamo un resoconto del suo approfondimento. Il testo integrale lo potete leggere cliccando qui.

Bryan ha scritto che ha riguardato L’Impero colpisce ancora e ritiene che la storia di Luke vista nel film Gli Ultimi Jedi è l’unica via possibile, prendendo in considerazione anche quanto narrato nel Risveglio della Forza.

L’intera premessa dell’Impero colpisce ancora è che Luke ha la capacità di percepire che Han Solo e Leia Organa, i suoi amici, sono in pericolo. Lo sente grazie alla Forza mentre è dall’altra parte della Galassia. Per questo lo abbiamo visto abbandonare tutto, addestramento compreso, pur di salvare i suoi amici prima che accada l’inevitabile.

Bryan Young e la domanda più importante

Tutto ciò, aggiunge, rende lecita una domanda molto delicata:

“Perché Luke Skywalker ha lasciato morire Han Solo?”.

Secondo l’autore dell’articolo, tutto quello che il regista Rian Johnson ha fatto di Luke dipende esclusivamente da quello che è accaduto nei film precedenti. Rian aveva un percorso inevitabile da affrontare: gestire un Luke scomparso, isolato, distrutto dal suo allievo che aveva distrutto il suo tempio.

Bryan ammette che si aspettava anche il lancio della spada laser, perché fa parte della sua caratterizzazione l’aver deciso di rivolgersi alla non violenza, alle vie alternative. E Rian Johnson, nel finale di Episodio VIII, andrà a confermare pienamente il messaggio di George Lucas.

Individuato un grave errore…

Solo una cosa l’ha lasciato spiazzato e arrabbiato durante la prima visione: quando ha sentito per la prima volta il maestro Jedi esclamare “Dov’è Han?”. Gli è bastato attendere un po’ per avere la risposta a tutto e capire che il percorso fatto da Luke era quello giusto.

Riteneva un grave errore l’incapacità di Luke di percepire il destino del suo amico, finché non ha scoperto che si era chiuso alla Forza.

Così, secondo questa analisi, ora tutto quadra: Luke Skywalker è ancora quello di sempre. Il più potente Force User vivente, chiudendosi alla Forza, ha deciso di rinunciare ad ogni suo istinto naturale. La sua caratteristica primaria era quella di percepire il pericolo e di agire senza pensare. Chiudendosi alla Forza, in una situazione del tutto delicata, ha evitato di diventare un vero e proprio pericolo per la Galassia e peggiorare le cose per la sua famiglia e per tutti quelli che ama. Bryan finisce per considerare questa soluzione addirittura come un gesto eroico.

Uno dei temi centrali di The Last Jedi, spiega, è che tutti possiamo percepire la stessa cosa, ma leggerla in maniera differente. Infatti, anche Rey e Kylo Ren hanno una visione comune, ma la interpretano diversamente, giungendo a conclusioni opposte (scena dell’ascensore). Per Luke Skywalker non era affatto così, visto che ha sempre letto il futuro in maniera più concreta, reagendo di conseguenza, anche violentemente, senza un piano o in maniera irresponsabile.

La notte del confronto con Ben Solo

Bryan Young a questo punto parla dell’importanza della terza versione del racconto sulla notte che ha mutato il rapporto tra Luke e Ben Solo. Il maestro Jedi è costretto a raccontare la verità assoluta e quel che narra richiama esattamente una decisione presa anni prima (vista nel Ritorno dello Jedi). In Episodio VI, il ragazzo aveva quasi massacrato il padre, per poi frenare la rabbia istintiva. Nel finale del film, inoltre, aveva fatto una scelta definitiva, di grande spessore umano:

“Uccidimi se devi, ma morirò come un Jedi”

Con Ben Solo ha fatto lo stesso percorso, ha adottato la stessa soluzione: prima viene influenzato dal suo solito istinto, quello che lo porta a prendere decisioni impulsive per salvare chi ama. Nel giro di pochi secondi, vivendo con vergogna quella parte di se stesso che gli offre una soluzione rapida, decide di allontanare ogni istinto e agire in maniera più matura, umana e ragionata. Non attacca il nipote, proprio perché Luke Skywalker non può mai e poi mai uccidere una persona che ama.

Per il bene della Galassia ha rinunciato ad essere Jedi ed alla Forza stessa. Non poteva più affrontare una situazione così delicata, dando ascolto al suo istinto che si aziona quando avverte un grave pericolo per chi ha a cuore. Ed allo stesso tempo ha imparato l’ennesima lezione: la violenza genera altra violenza. Ha colto che Darth Vader e Kylo Ren sono frutto del fallimento, dell’ipocrisia, della tracotanza degli Jedi che cercavano di fermare il male addestrando nuovi Jedi. Così ha preferito uscire dalla scene, mettendosi da parte, evitando di diventare lui il pericolo o il creatore di nuovi incubi.

Nel finale di Episodio VIII, ricorda Bryan, il maestro Jedi è tornato sul percorso ideale, ribadendo l’importanza delle scelte che lo hanno reso un grande personaggio. Ha adottato ancora una volta la soluzione della non violenza. Nel faccia a faccia con Kylo Ren la sua spada laser non tocca minimamente il ragazzo. La impugna, ma senza mai rivolgerla contro per attaccare.

Alla fine di tutto Luke riscopre la sua grande importanza per la Galassia, il suo essere leggenda. Lo è per un motivo ben preciso, perché è diverso da tutti quelli che sono venuti prima di lui. L’ultimo Luke è tornato a credere in se stesso, è tornato ad essere quel Jedi migliore, ma più forte, perché ha superato il suo grande fallimento.

Il Luke “esiliato”, sconfitto, abbattuto, fallito lo ha creato Il Risveglio della Forza. Rian Johnson l’ha riportato indietro, facendo rinascere la sua Leggenda.

Cosa ne pensate di questo lungo ragionamento? Scrivetelo nello spazio riservato ai commenti.

Sito web creato il 28 marzo 2018 dall'Avv. Marcello Durante, docente di scrittura creativa a Lecce, appassionato di fumetti e Guerre Stellari.