Star Wars Andor: l’atroce morale dietro la scena post-credit

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Star Wars. Si è conclusa la prima stagione di Andor, la serie tv live-action di Tony Gilroy, prodotta da Lucasfilm per Disney+.

L’Episodio 12 dello show ha una scena post-credit significativa. A pensarci bene, è stata necessaria per completare la storia e collegarla in maniera virtuosa al resto della saga. Gli autori hanno preferito non utilizzare ulteriori personaggi celebri per esaltare i fan di Guerre Stellari. Però, non hanno potuto fare a meno di un cameo gigante: quello della prima Morte Nera.

La scena dedicata alla stazione da battaglia è stata breve, ma significativa. C’è una morale fortissima dietro l’uso che è stato fatto di quest’arma di distruzione di massa.

La “Death Star” (stella della morte) è il vero volto dell’Impero dei Signori dei Sith (in particolare di Darth Sidious). E’ stata l’arma definitiva pensata da Palpatine per “schiavizzare” per sempre i popoli della Galassia e soffocare ogni forma di Ribellione.

La Morte Nera ha fatto il suo esordio in Episodio IV – Una Nuova Speranza: «Non è una luna quella, è una stazione spaziale.» (Obi-Wan Kenobi, 1977).

L’Impero Galattico aveva bisogno di rafforzare il suo regime di terrore e l’Imperatore Palpatine aveva studiato da anni, nei dettagli, la strategia di soggiogare la Galassia attraverso uno strumento micidiale, in grado di distruggere i pianeti.

Star Wars Andor: cosa racconta veramente la prima stagione

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In Rogue One: A Star Wars Story sono state narrate le difficoltà riscontrate per rendere la stazione operativa: per anni non sono stati in grado di attivare l’arma principale, cioè il cannone super-laser a cristalli Kyber.

L’arco narrativo di Narkina 5 ha mostrato le fabbriche prigione, nelle quali gli uomini prigionieri venivano costretti a costruire misteriosi componenti meccanici per l’Impero. La scena post-credit della prima Stagione ha chiarito che quei pezzi prodotti in serie erano parti indispensabili per ultimare i lavori sulla Morte Nera.

Attraverso l’esperienza di Cassian Andor, Tony Girloy ha voluto sottolineare la cattiveria dell’Impero, che non solo era disposto a compiere genocidi, ma che ha reso “gli innocenti” complici di tali atrocità.

Il protagonista “ribelle” con le sue stesse mani, per sopravvivere in prigione, con l’illusione di conquistarsi la libertà, è stato costretto a contribuire alla nascita di quel mostro spaziale che ha spazzato via Alderaan.

Un peso atroce, che graverà per sempre sull’anima della grande spia ribelle, che col suo sacrificio contribuirà a distruggere l’arma dei Sith. Perché Andor è stato descritto come una persona intelligente, con una grande capacità di analizzare i fatti, quindi si sarà reso conto di aver servito l’Impero per quel fine. Certo, è stato forzato a collaborare, ma non è ciò che conta.

La storia di Andor – come ben sottolineato dai concetti ribelli inseriti nei fantastici monologhi – serve a ricordare che l’inattività e la passività sono atteggiamenti che rendono i popoli complici del male.

Sito web creato il 28 marzo 2018 dall'Avv. Marcello Durante, docente di scrittura creativa a Lecce, appassionato di fumetti e Guerre Stellari.