Star Wars: una leggenda Sith ha già chiarito il ritorno dell’Imperatore?

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Star Wars. Perché si parla della presenza dell’Imperatore in Episodio IX – L’Ascesa di Skywalker? La sua risata l’abbiamo ascoltata tutti nei trailer, anche se Lucasfilm ha preferito fino ad oggi tenere top secret la sua immagine. Il sito web ScreenRant ha cercato di costruire una teoria, basata su elementi canonici, per giustificare la presenza di Palpatine nel nuovo film di Star Wars.

L’articolo fa una premessa: Palpatine è sempre stato ossessionato dalla vita eterna. Il primo indizio lo abbiamo in Episodio III: La Vendetta dei Sith, quando raccontò ad Anakin Skywalker la storia di Darth Plagueis il Saggio:

“È una storia che i Jedi non raccontano. È una leggenda Sith. Darth Plagueis era un Signore oscuro dei Sith così potente e così sapiente da poter usare la Forza per indurre i midi-chlorian a creare la vita. Aveva tale conoscenza del lato oscuro che riusciva a impedire a coloro che amava di morire.”

Ecco perché ha sempre collezionato reliquie legate ai Sith del passato, in particolare era entrato in possesso di oggetti appartenuti a quei Sith che avevano tentato di trovare un modo per vivere per sempre.

Una delle “novità” canoniche che riguardano il Lato Oscuro sarebbe stata introdotta nel romanzo Myths & Fables di George Mann. Il sito ScreenRant – ATTENZIONE SPOILER SUL LIBRO – parla di un particolare indizio, che resta da prendere con le pinze, visto che il libro è basato proprio su miti e fiabe dell’universo di Guerre Stellari.

George Mann ci parla di rituali Sith che possono trasformare gli esseri viventi da uno stato di materia ad un altro.

Star Wars: Myths & Fables, dunque, è una collezione di leggende, alle quali serve avvicinarsi sempre con un approccio scettico. La storia intitolata “Gaze of Stone”, ambientata sul pianeta degli antichi Sith, Moraband, rivela il segreto di una misteriosa statua di pietra situata su una scogliera.

Secondo la leggenda c’è un legame con un Ry Nymbis, un potete force user Twi’lek, scelto come apprendista dal Signore dei Sith Darth Caldoth e che, cosa comune a tutti i Sith, iniziò a sognare di soppiantare il suo padrone. Per farlo iniziò a studiare i segreti più antichi, imparando magie dimenticate dai Sith. Uno di questi rituali permetteva di trasformare la carne in altra materia e tentò di colpire con questa magia il suo stesso Maestro. Darth Caldoth, consapevole di tutto, riuscì a sabotare il rituale e Ry Nymbis fu trasformato in roccia, restando pienamente cosciente ed imprigionato per l’eternità.

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Quindi, tenendo in considerazione questa leggenda, ScreenRant cerca di motivare il ritorno di Darth Sidious, il quale potrebbe aver usato un incantesimo di trasformazione simile per salvarsi da morte certa.

A questo punto ci viene ricordato che la morte dell’Imperatore è stata accompagnata da una massiccia esplosione di energia, da molti intesa come un “rilascio del Lato Oscuro”. La teoria odierna, invece, supera quell’interpretazione e ci trova nella scena l’espediente narrativo utile a giustificare la presenza del Sith “vivo” nell’episodio finale della Saga degli Skywalker.

Probabilmente le stanze del trono erano state costruite in modo tale da amplificare il suo potere e permettere allo stesso di trasformarsi in uno stato di energia piuttosto che morire (aveva previsto la sua fine come dice lo stesso Darth Vader a Luke Skywalker).

Ry Nymbis è rimasto intrappolato in una nuova forma per l’eternità. Per questo, secondo la teoria, Palpatine avrebbe studiato anche un modo per “tornare indietro”. Di certo non è un procedimento che può compiere da solo.

Ed è qui che spunta il collegamento con la Trilogia di libri Aftermath, scritti da Chuck Wendig, che narra storie ambientate subito dopo Il Ritorno dello Jedi e svela il piano dell’Imperatore per distruggere il suo Impero, ormai fallimentare, per inaugurare qualcosa di nuovo, migliore e più forte.

Nei romanzi vediamo in azione un particolare personaggio chiamato Yupe Tashu, presentato come un cultore Sith. Era stato uno dei consiglieri più vicini all’Imperatore e potrebbe aver tentato di mettere in moto proprio il meccanismo per far ritornare il suo Imperatore.

Gallius Rax era un uomo che Palpatine coinvolse decenni prima nel suo grande piano. Era un bambino di Jakku, quando fu selezionato dall’Imperatore per azionare il piano post mortem di distruzione dell’Impero stesso e di creazione di un nuovo esercito, su un nuovo punto misterioso della Galassia.

In questo strano rituale vengono utilizzati una maschera Sith e un Holocron. I due discutono animatamente proprio sul ritorno di Palpatine, un ritorno in cui Tashu credeva ciecamente, al contrario di uno scettico Rax. Infatti, quest’ultimo aveva deciso di assecondarlo per utilizzare la sua fede in Palpatine come uno strumento per manipolarlo.

Qui di seguito potete leggere un passaggio di questo libro che potrebbe essere fondamentale:

Tashu saltellava davanti ai manufatti, accarezzando ogni teca con le dita, e borbottava tra sé. Rax notò che si era morso il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. “Sei pronto?”, gli domandò.

“Sì”, rispose Tashu, voltandosi. Aveva i denti macchiati di sangue e stava piangendo. “Palpatine è sopravvissuto. Lo incontreremo nell’oscurità. Tutto è andato come aveva previsto il nostro Maestro. Ogni cosa ha seguito il suo grande piano. E ogni sacrificio è stato compiuto”.

Non ancora, pensò Rax.

“Devi indossare le vesti dell’oscurità”, disse Rax. “Finché non avremo trovato Palpatine e lo avremo riportato in vita, reincarnando la sua anima, sarai tu a portare il mantello del Lato Oscuro”. Ovviamente era una menzogna. Rax non credeva ad una sola parola, ma era fondamentale per convincere Tashu. Le menzogne, in fondo, erano guinzagli: bastava dare uno strattone ogni tanto per costringere a obbedire chiunque se le fosse bevute.

E quel matto di Tash se l’era bevuta perché i matti credevano sempre in quello che confermava la loro visione della galassia. Tashu era convinto che ogni cosa appartenesse al Lato Oscuro e che Palpatine non fosse soltanto il leader dell’Impero, ma di ogni essere vivente nella galassia. Secondo lui, quel rito avrebbe riportato in vita il Signore Oscuro.

Tashu e Rax avevano trovato un’altra Sala del Trono dell’Imperatore proprio sul pianeta Jakku e proprio qui si stava svolgendo la misteriosa cerimonia per riportare in vita Palpatine.

Il rituale è andato a buon fine? Assolutamente no, perché Rax non credeva minimamente alle ossessioni oscure di Tashu e per questo aveva già deciso di ucciderlo nel momento più propizio.

Il sito web ScreenRant conclude il discorso ribadendo un concetto importante: Palpatine aveva programmato gli eventi dopo la sua morte, aveva cercato di scoprire i segreti Sith per sopravvivere, aveva addestrato i suoi collaboratori più fedeli per mettere in modo un duplice piano che riguardava la rinascita dell’Impero e, probabilmente, il suo stesso ritorno tra i vivi. Scopriremo tutto ciò nel film L’Ascesa di Skywalker?

Sito web creato il 28 marzo 2018 dall'Avv. Marcello Durante, docente di scrittura creativa a Lecce, appassionato di fumetti e Guerre Stellari.